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L’opera continua a raccontare oggi i grandi temi che ci riguardano”. Per Francesco Giambrone, sovrintendente dell’Opera di Roma, è questa la chiave di lettura di Calibano, la rivista semestrale della Fondazione Musicale capitolina che nasce come occasione di approfondimento e di riflessione prendendo spunto dai capolavori che saranno messi in scena al Teatro Costanzi.

Il numero zero presentato oggi è incentrato sulla questione del blackface – gli interpreti bianchi che si tingevano di nero il volto per interpretare personaggi di colore – e più in generale del razzismo in occasione della ‘prima’ della nuova produzione di Aida, in programma in 31 gennaio. Veste grafica raffinata, 130 pagine con le immagini elaborate da artisti che ‘dialogano’ con software e intelligenza artificiale, la pubblicazione edita da Effequ offre un ricco apparato di saggi firmati da studiosi, docenti universitari, critici musicali e giornalisti. A dirigerla è Paolo Cairoli, responsabile della comunicazione dell’Opera di Roma, con una redazione alla quale collaborano anche studenti del master di giornalismo della Luiss. Si sta cercando anche una collocazione online perché tra un numero e l’altro si possano aggiungere altri contenuti. “Il teatro parla al pubblico in un altro modo per cercare anche altri spettatori – ha detto Giambrone – con l’urgenza di raccontare il perché di certe scelte. Vuole essere frutto di una riflessione profonda che parta da temi e valori condivisi”. Insistendo sull’esigenza di “creare una nuova comunità attorno a questo teatro”, il sovrintendente considera Calibano “un luogo intrigante per aprire spazi di confronto e di democrazia”.
Paolo Cairoli la definisce una rivista culturale, non musicale. “Un tema come quello del blackface può sembrare lontano dalla nostra cultura – osserva Cairoli – . È un dovere per ognuno di noi, invece, mettere in discussione parole, gesti, atteggiamenti, attitudini che possano risultare offensivi o lesivi per la dignità altrui. Perché una battaglia per l’uguaglianza non è mai per qualcuno in particolare, ma per l’umanità intera”. Per Francesco Quatraro, co-direttore editoriale di effequ, l’avventura di Calibano consente di sperimentare stili, pratiche e idee. “Una rivista è ideologia, nel senso di un discorso di idee e sulle idee, puntando a mettere in contatto mondi apparentemente non dialoganti tra loro”. Tra i testi compresi nel numero zero Neelam Srivastava indaga le radici colonialiste del blackface; Andrea Peghinelli sottolinea i rischi del “cieco naturalismo” e di una concezione iperrealistica dell’interpretazione per la quale un personaggio di colore deve necessariamente essere affidato a un nero; Alessandro Portelli racconta la storia dei minstrel show; Ilaria Narici analizza il caso del personaggio di Otello, che in origine non veniva truccato di nero per non turbare le coscienze con una storia d’amore tra un africano e una donna bianca.
Daniele Cassandro ricorda Michael Jackson e il suo ‘sbiancamento’; l’egittologo Enrico Ferraris affronta “la costruzione dell’altro ai tempi di Aida”. In questo primo anno di vita, le uscite saranno tre: a maggio il primo numero sarà dedicato a Madama Butterfly e alle discriminazioni di genere tra oriente e occidente, il numero due a novembre – per l’inaugurazione della nuova stagione – a Mefistofele e il post-umano.

ANSA


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