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Una vicenda controversa ha animato il tribunale di Ancona, dove il legale rappresentante di una catena di abbigliamento è stato assolto dall’accusa di sfruttamento del lavoro.

L’imputato, un 51enne napoletano con attività commerciale presso il centro commerciale II Maestrale di Senigallia e al centro commerciale Le Grotte a Camerano, era stato portato a processo dopo che l’Ispettorato del Lavoro aveva rilevato pratiche contrattuali ambigue.
I dipendenti, formalmente assunti part-time con un contratto per 24 ore settimanali e un compenso di 900 euro al mese, si trovavano invece a lavorare oltre 40 ore settimanali, senza godere di giorni di riposo né delle ferie garantite dalla legge. L’Ispettorato del Lavoro aveva sollevato l’accusa di sfruttamento, evidenziando una retribuzione corrispondente a meno di 4 euro all’ora.
Tuttavia, il tribunale ha stabilito che non sussisteva una condizione di necessità da parte dei lavoratori, i quali, se avessero avvertito uno sfruttamento, avrebbero potuto scegliere di licenziarsi, a meno che il lavoro non fosse vitale per loro, aspetto di cui l’imprenditore era a conoscenza.
Le indagini, partite da una segnalazione nel 2018, hanno coinvolto lavoratori di entrambi i punti vendita, molti dei quali giovani provenienti dal sud Italia. Nonostante le controversie e le pressioni subite, l’imprenditore è stato quindi assolto, segnando la fine di un lungo processo che ha acceso il dibattito sulla tutela dei diritti dei lavoratori e le pratiche contrattuali nell’ambito commerciale.

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