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Nei campi arati della provincia di Perugia e oltre, decine di lavoratori, tra cui molti stranieri clandestini, sono stati sfruttati in condizioni disumane, retribuiti con appena 6 euro l’ora per giornate di lavoro estenuanti.

L’operazione, condotta dal Nucleo carabinieri ispettorato del lavoro (Nil) di Perugia, ha smantellato un’organizzazione criminale che operava nell’intermediazione illecita e nello sfruttamento del lavoro, violando leggi nazionali e normative sulla sicurezza sul lavoro.
L’indagine è partita da segnalazioni di maltrattamenti ricevute da una cooperativa sociale che si occupa di vittime di tratta. Gli stranieri, alloggiati in condizioni precarie e costretti a pagare per un posto letto misero, venivano trasportati in furgoni verso i campi senza diritti riconosciuti: senza pasti, ferie o contratti di lavoro. La violenza era una pratica comune: le retribuzioni venivano sottratte arbitrariamente.
Nel corso delle indagini, è emerso che alcuni documenti sulla sicurezza erano falsi, creati ad hoc da un centro di formazione in Maremma. La Procura ha emesso decreti di perquisizione e denunciato i responsabili, incluso il titolare del centro. Le misure cautelari hanno portato agli arresti domiciliari per cinque persone e al sequestro di oltre 230 mila euro.
Questa operazione ha sgominato una banda che lucrava sul lavoro dei più vulnerabili, esponendoli a condizioni inumane e privandoli dei loro diritti fondamentali. Un importante passo avanti nella lotta contro lo sfruttamento e il lavoro nero.

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