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Il tribunale di Budapest ha respinto la richiesta di arresti domiciliari per Ilaria Salis, la 39enne docente milanese detenuta da 13 mesi con l’accusa di aver aggredito tre militanti di estrema destra. Il giudice Jozsef Sos ha motivato la decisione affermando che le “severe accuse” contro Salis sono rimaste immutate e che il periodo di detenzione non è stato eccessivo.

La gravità delle accuse è stata considerata un parametro determinante per la custodia cautelare, con la pericolosità dell’imputata da valutare nel corso del processo. Il padre di Ilaria, Roberto Salis, ha denunciato questa decisione come “un’ennesima prova di forza del governo Orban”, definendola inaccettabile per l’Italia.
Durante l’udienza, Salis è apparsa in catene e sotto stretta sorveglianza, mentre l’ingresso degli avvocati è stato accompagnato da minacce da parte di presunti estremisti di destra. La prossima udienza è stata fissata per il 24 maggio.
La decisione del tribunale ha scatenato reazioni indignate, con la segretaria del PD Elly Schlein definendola “uno schiaffo irricevibile ai diritti di una persona detenuta” e chiedendo una reazione immediata da parte del governo italiano. Anche altri esponenti politici hanno condannato il trattamento riservato a Salis, evidenziando la necessità di tutelare i cittadini italiani all’estero.

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