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L’ombra di Matteo Messina Denaro si allunga sinistramente sulla sanità italiana, rivelando un intrigo di complicità dentro e fuori gli ospedali. Il gip di Palermo, Alfredo Montalto, ha emesso misure cautelari per tre presunti fiancheggiatori del boss latitante, mettendo in luce un allarmante intreccio di connivenze.

Massimo Gentile, architetto 51enne e responsabile dei Lavori pubblici del Comune di Limbiate, è finito sotto accusa per presunto sostegno a Messina Denaro. Il suo ruolo, oltre a destare preoccupazione sulla penetrazione di Cosa Nostra nei centri di spesa pubblici, solleva interrogativi sull’uso dei fondi del pnrr.
Il gip Montalto sottolinea il grave quadro di complicità, affermando che il latitante è ancora venerato e protetto anche dopo la sua presunta morte. L’indagine rivela come Messina Denaro sia riuscito a eludere la lista d’attesa per una tac durante il periodo Covid, suggerendo un’influenza anomala all’interno delle strutture sanitarie.
Questo oscuro intreccio di interessi richiede un’indagine approfondita e una risposta immediata dalle autorità competenti. È evidente che la lotta contro la criminalità organizzata deve estendersi anche ai suoi tentacoli nell’apparato statale, garantendo la sicurezza e l’integrità del sistema sanitario nazionale.

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