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Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, è al centro di un vortice di critiche e polemiche riguardanti due scandali di portata internazionale.

Da un lato, il cosiddetto “Pfizergate” ha attirato l’attenzione su presunti illeciti riguardanti l’accordo tra la Commissione europea e Pfizer per la fornitura di vaccini anti-Covid. Dall’altro, il “Piepergate” solleva dubbi sull’assegnazione di un incarico di alto profilo a un eurodeputato del partito di von der Leyen, con alcune controversie su presunti favoritismi.

Il “Pfizergate” ha scatenato accese polemiche, con l’apertura di un’indagine da parte della Procura Ue su possibili irregolarità nell’accordo con Pfizer. L’inchiesta si concentra su scambi di messaggi privati tra von der Leyen e il CEO di Pfizer prima della firma dell’accordo, sollevando dubbi sulla trasparenza e l’integrità delle istituzioni europee.

Dall’altro lato, il “Piepergate” solleva interrogativi sull’imparzialità del processo di selezione per un incarico assegnato a Markus Pieper, membro del partito di von der Leyen. L’assegnazione di questo incarico, nonostante ci siano stati altri candidati con titoli migliori, ha generato malcontento e sospetti di favoritismo.

Le polemiche alimentano anche le tensioni politiche, con la Lega e altri partiti sovranisti che accusano von der Leyen di essere inadatta a guidare la Commissione europea. Tuttavia, il partito della presidente sembra trovare sostegno nei conservatori guidati da Giorgia Meloni.

Questi scandali potrebbero avere ripercussioni significative sulla leadership di von der Leyen e sull’equilibrio politico dell’Unione europea, soprattutto in vista delle prossime elezioni europee.

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