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Il settore agroalimentare italiano vanta eccellenze di cui andare fieri, ma dietro questa brillantezza si cela spesso un aspetto poco discusso: il contributo degli immigrati.

Una ricerca condotta dalla Fai Cisl ha messo in luce l’importante ruolo svolto dagli stranieri in questo ambito, evidenziando che circa il 31,7% delle giornate lavorative nel settore agricolo è coperto da lavoratori immigrati, che ammontano a quasi 362mila.
Il presidente del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, Renato Brunetta, ha sottolineato l’importanza di affrontare la questione della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro, annunciando l’intenzione di presentare un disegno di legge organico in autunno. La ricerca della Fai Cisl analizza i legami tra migrazione e agroindustria italiana, evidenziando la necessità di una maggiore consapevolezza riguardo al ruolo degli immigrati.
Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl, propone la creazione di una “Dublino 2” europea, volta a garantire accoglienza, sicurezza e integrazione per i lavoratori immigrati. Maurizio Ambrosini, uno dei curatori della ricerca, rimarca la sfida dell’integrazione sociale e politica per gli immigrati, nonostante i progressi nella cittadinanza economica.
Il segretario generale della Fai-Cisl, Onofrio Rota, evidenzia il contributo quotidiano degli immigrati alla crescita del Pil italiano, sottolineando l’importanza di riconoscere e tutelare questo fenomeno destinato a crescere.
Infine, il ministro Francesco Lollobrigida sottolinea l’aumento delle quote di flussi di lavoratori immigrati, specialmente nel settore agricolo, ribadendo l’importanza della formazione.
L’indagine della Fai Cisl evidenzia il contributo significativo degli immigrati nel settore agroalimentare italiano, sottolineando l’importanza di politiche volte all’accoglienza, all’integrazione e alla tutela dei lavoratori stranieri.

Itali paese di “primo ingresso”, a sicurezza dei migranti al primo posto per l’Europa

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