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L’analisi di un esperto nel campo della manutenzione degli impianti idroelettrici conferma la plausibilità delle prime ricostruzioni sull’incidente alla centrale di Bargi.

Secondo l’esperto, i corti circuiti possono generare forze elettromagnetiche enormi, che spingono le protezioni degli impianti a intervenire immediatamente per prevenire danni maggiori. Tuttavia, in una fase di commissioning come quella in cui si trovava l’impianto, le protezioni potrebbero non essere state correttamente tarate o funzionanti.
L’esperto spiega che il corto circuito potrebbe non essere avvenuto direttamente sull’alternatore, ma sul punto in cui l’alternatore è collegato ai cavi, una zona tradizionalmente debole del sistema. Questo corto circuito avrebbe generato forze elettrodinamiche estreme, provocando un’enorme pressione sull’alternatore e sulla turbina. L’alternatore, rigidamente collegato alla turbina, avrebbe quindi strappato la turbina dalle fondamenta, permettendo all’acqua di penetrare all’interno della centrale e causare ulteriori corti circuiti e incendi.
In termini più semplici, l’esperto paragona la situazione a un gigante che tira l’alternatore e la turbina, strappandole dalle loro basi. Questo scenario, durante la fase di avviamento dell’impianto, è particolarmente pericoloso in quanto l’impianto non è ancora completamente operativo e ci sono lavoratori presenti sul sito.
Le indagini in corso, con il supporto di esperti, dovranno valutare attentamente queste ipotesi per comprendere appieno le cause dell’incidente. Tuttavia, questa analisi tecnica fornisce un quadro più chiaro delle forze in gioco e dei potenziali guasti che potrebbero aver portato alla tragedia.
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