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Dall’asilo alla pensione, la strada per i giovani italiani è tutta in salita rispetto ai coetanei europei. Secondo il centro di ricerca ARC dell’Università Cattolica di Milano, il ritardo inizia dagli asili nido, dove solo un terzo dei bambini italiani è iscritto, a differenza del 57% in Francia e Spagna.

L’istruzione obbligatoria vede solo il 22% dei giovani italiani ottenere la licenza media, contro il 16,6% dei tedeschi e il 10,9% dei francesi. Questo ritardo si riflette anche nel numero di laureati, con l’Italia che è penultima in Europa per questo indicatore.
Il passaggio dall’istruzione al lavoro è altrettanto difficile. Solo il 63,5% dei diplomati italiani trova lavoro entro tre anni, rispetto al 76,3% dei francesi e al 91,4% dei tedeschi. Anche per i laureati, trovare un impiego stabile è una sfida, con solo il 20,6% dei diplomati che ha un contratto a tempo indeterminato a tre anni dal diploma.
L’Italia, nonostante una bassa percentuale di laureati, lotta anche per trattenere i talenti. Ogni anno, 4,5 miliardi di euro investiti nella formazione di laureati lasciano il Paese con i giovani che cercano opportunità altrove. Nonostante gli sforzi legislativi, come la “Quota 100”, le prospettive rimangono cupe, con l’età pensionabile prevista fino a 71 anni.

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