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In un’intervista senza domande al Giornale, Marcello Dell’Utri apre il sipario sui suoi sogni ricorrenti di Silvio Berlusconi e sulle recenti accuse di cui è oggetto. Dichiarazioni senza filtri delineano la sua visione delle indagini in corso, da lui definite come “persecuzioni” basate sulla “cattiveria” dei magistrati.

Con una franchezza sorprendente, Dell’Utri si esprime su una serie di argomenti delicati, tra cui il sequestro dei suoi beni e le accuse di concorso esterno in associazione mafiosa. Rifiutando categoricamente le imputazioni, enfatizza la sua fiducia nella Corte di Strasburgo per l’annullamento della condanna.

Il ritratto di Berlusconi che emerge dall’intervista è quello di un uomo generoso e comprensivo, capace di riconoscere le debolezze altrui e di estendere una mano d’aiuto in momenti di difficoltà. Dell’Utri condivide aneddoti che dipingono il Cavaliere come un benefattore altruista, offrendo un’inedita prospettiva sul lato umano di Berlusconi.

L’ex senatore non risparmia critiche ai magistrati che lo hanno perseguitato, accusandoli di mancanza di prove e di una volontà di dimostrare la propria forza piuttosto che perseguire la verità. Con una nota di amarezza, confronta la sua esperienza in carcere con la situazione attuale, sottolineando ironicamente che “era quasi meglio quando stavo in galera”.

Infine, tra ricordi e battaglie legali, Dell’Utri dipinge un ritratto struggente dell’amico e mentore Berlusconi, rivelando il profondo legame che li unisce nonostante le avversità. La sua testimonianza offre uno sguardo intimo e complesso sulla politica italiana e sulle personalità che l’hanno plasmata.

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