L’Europa si impegna verso un futuro più sostenibile con la direttiva sull’efficienza energetica degli edifici (Epbd), mirando a ridurre le emissioni di gas serra entro il 2030 e perseguendo la “neutralità climatica” entro il 2050.

Questo implica trasformazioni significative nel settore edilizio, richiedendo interventi simili al superbonus, come la sostituzione di finestre e porte con modelli più efficienti, l’installazione di cappotti termici e l’adozione di caldaie a condensazione o pompe di calore. Tuttavia, si pone la domanda cruciale sui costi e chi li sosterrà.

L’Italia, insieme ad altri Paesi, ha espresso preoccupazioni sui finanziamenti necessari per tali progetti. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha sollevato dubbi sul modo in cui verranno affrontati i costi, riflettendo sulle esperienze passate di finanziamenti pubblici. I proprietari italiani di immobili chiedono una revisione della direttiva, sperando in una maggiore gradualità negli obiettivi di efficientamento energetico.

L’obiettivo dell’Ue è chiaro: ridurre i consumi energetici degli edifici e raggiungere emissioni zero entro il 2050. Questo richiede azioni immediate, con una riduzione del 16% dei consumi energetici entro il 2030 per gli edifici residenziali e il ristrutturamento di quelli non residenziali entro il 2033. Le spese per adattarsi a tali obiettivi potrebbero ammontare a circa 270 miliardi di euro, coinvolgendo la riqualificazione di milioni di edifici.

Tuttavia, mentre l’Ue traccia la strada verso edifici a emissioni zero, rimangono incognite sulle modalità di finanziamento e sulle conseguenze economiche per i proprietari. È chiaro che l’innovazione e gli investimenti saranno essenziali per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità. Le sfide sono molte, ma l’imperativo di agire per un futuro più verde è ineludibile.

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