Secondo l’Istat, nel 2023 la percentuale di popolazione a rischio povertà in Italia è scesa all’18,9%, rispetto al 20,1% dell’anno precedente.

Questo calo è stato influenzato positivamente dai bonus una tantum contro l’aumento delle bollette, dall’Assegno Unico per i figli, dalle modifiche fiscali e dall’aumento dell’occupazione. Tuttavia, rimangono disparità territoriali significative, con il 32,9% della popolazione nel Sud e nelle Isole a rischio povertà, rispetto all’11% del Nord-est.

Il Professore Luigi Campiglio dell’Università Cattolica di Milano sottolinea che l’occupazione in crescita e la volontà di estendere gli sgravi fiscali offrono buone possibilità di ulteriore riduzione della povertà. Tuttavia, enfatizza che il lavoro qualificato deve essere adeguatamente retribuito per generare valore aggiunto, evitando così la necessità di manovre fiscali per aumentare i redditi.

Campiglio commenta anche i dati dell’Istat sul calo dei redditi familiari reali nel 2022, notando che la flessione riguarda principalmente il lavoro autonomo e dipendente, mentre le famiglie dipendenti principalmente da pensioni e trasferimenti pubblici hanno visto un aumento. Sottolinea l’importanza di riconoscere adeguatamente il contributo dei lavoratori alla creazione di valore aggiunto.

Riguardo alla riduzione delle disuguaglianze dei redditi nel 2022, Campiglio osserva che la vera sfida riguarda la distribuzione della ricchezza, con il 20% della popolazione che possiede l’80% della ricchezza complessiva. Propone un’imposizione fiscale ragionevole sulle grandi rendite per affrontare questo squilibrio.

Sull’Assegno Unico per i figli, Campiglio riconosce il suo importante contributo alla riduzione del rischio povertà, ma critica la mancanza di una clausola di salvaguardia per le famiglie che hanno subito perdite. Sottolinea anche la necessità di una politica familiare più ampia, inclusi servizi come gli asili nido, per garantire una genuina attenzione al futuro dei bambini e lo sviluppo sostenibile.

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