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La Corte d’appello di Hong Kong ha emesso una sentenza controversa vietando testo e musica di “Glory to Hong Kong”, l’inno dei manifestanti democratici che nel 2019 avevano cercato di opporsi alla normalizzazione comunista della città.

La sentenza definisce la canzone “un’arma”, affermando che è stata utilizzata per alimentare le proteste violente del 2019.

Secondo i giudici, il compositore ha voluto che i versi diventassero un’arma, incitando le proteste che hanno scosso la città-stato. La decisione implica il divieto di esecuzione pubblica, trasmissione radiofonica o televisiva e rimozione dai servizi Internet. Questo colpisce non solo le libertà civili, ma anche le piattaforme online che devono conformarsi alla decisione giudiziaria.

“Glory to Hong Kong” è diventata un simbolo di resistenza, intonata dai manifestanti durante i cortei e in luoghi pubblici. Era una dichiarazione di sfida al governo e all’inno nazionale cinese. La sua diffusione ha creato tensioni con le autorità di Hong Kong e Pechino, che considerano la decisione necessaria per salvaguardare la sicurezza nazionale e la dignità dell’inno cinese.

Questa sentenza rappresenta un altro passo verso il controllo del dissenso e solleva interrogativi sulle libertà civili a Hong Kong.

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