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Il Salone del Libro di Torino è stato scosso da una controversia politica riguardante la presenza di Vittorio Sgarbi, ex sottosegretario del governo Meloni e candidato per Fratelli d’Italia alle Europee nella circoscrizione Italia Meridionale.

Sgarbi ha denunciato la sua “cancellazione” dall’evento, affermando che ciò è dovuto alle regole della par condicio e non a una censura personale. La sua casa editrice, La nave di Teseo, ha chiarito che la decisione non è stata presa contro di lui, ma rispetta una norma non scritta relativa alla candidatura politica durante la par condicio.

Il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha espresso la speranza che Sgarbi possa comunque presentare i suoi libri ovunque, mentre la direttrice del Salone, Annalena Benini, ha sottolineato che il Salone è aperto a tutti, ma i politici candidati non possono presentare libri durante la campagna elettorale.

La decisione ha sollevato discussioni sulla libertà di espressione e sui limiti imposti dalla par condicio. Sgarbi ha definito la situazione “un momento triste per l’Italia”, sottolineando che invece di garantire pari diritti, si stanno imponendo falsi doveri attraverso proibizioni e limitazioni.

La vicenda ha acceso i riflettori sulla relazione tra politica e cultura, sollevando interrogativi su quale dovrebbe essere il ruolo dei politici nel mondo editoriale. In un contesto in cui la libertà di espressione è fondamentale, le restrizioni imposte dalla par condicio stanno suscitando dibattiti e critiche.

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