Una possibile applicazione retroattiva dell’obbligo di spalmare su dieci anni i crediti fiscali collegati al superbonus potrebbe comportare una svalutazione del 15% per i crediti di imposta già maturati negli anni precedenti.

Questa novità, ancora in fase di definizione, ha già suscitato preoccupazione e proteste tra coloro che detengono tali crediti.

L’allungamento del periodo di recupero dei crediti porterebbe a una perdita di valore per chi li possiede, alleggerendo al contempo i bilanci dello Stato. Attualmente, un credito di imposta con recupero in quattro anni vale circa l’85% del suo valore nominale, mentre con un recupero in dieci rate scende al 70%. Questo significa che, tra le due opzioni, il credito subirebbe una svalutazione del 15%.

La questione diventa ancora più critica considerando che banche, imprese e altri soggetti detentori di crediti di imposta rischiano di subire improvvisamente questa perdita con il nuovo obbligo di spalmare i crediti nel tempo.

Parallelamente all’introduzione dello spalmacrediti, sono in arrivo anche altri interventi correttivi, tra cui un potenziamento dei controlli antifrode sul superbonus e altre agevolazioni fiscali, che coinvolgeranno anche i Comuni. Questi ultimi saranno incentivati a partecipare attivamente alla vigilanza e al controllo dei lavori, con una quota di compartecipazione sulle somme riscosse del 50%.

Inoltre, è allo studio una norma mirata a sanzionare situazioni di cessione del credito di imposta configurate come operazioni “usurarie”. E sono previste anche alcune aperture mirate, come la costituzione di un fondo per sostenere la riqualificazione energetica e strutturale degli immobili del terzo settore.

Mentre si prospettano alcune riaperture mirate, come nel caso del terzo settore, resta limitata la possibilità di estendere l’elenco delle regioni colpite da terremoti in cui è consentita la cessione del credito di imposta.

Le ultime notizie in diretta dal Panorama Inter e Intra Nazionale.