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Roberto Vannacci propone di mandare le ladre incinte a lavorare in fattoria come soluzione all’attività criminale durante un incontro elettorale a Udine, scatenando una nuova ondata di controversie.

Secondo il generale, questa misura garantirebbe la dignità delle donne incinte coinvolte nel borseggio e contribuirebbe al bene sociale.

“Nessuno vuole essere dittatoriale”, precisa Vannacci, “ma bisogna prediligere i cittadini che contribuiscono attivamente alla società e mettere in condizione di non nuocere chi si intralcia con questo principio”.

Il generale respinge anche le accuse di razzismo, sostenendo che non ha mai affermato superiorità o inferiorità tra razze, ma ha semplicemente riconosciuto le differenze estetiche tra individui di diverse etnie.

Inoltre, Vannacci critica le famiglie queer, contestando il concetto di formazione di famiglie basate sui sentimenti individuali, definendo questa visione come una forma semplicistica di creazione familiare.

Le dichiarazioni del generale hanno suscitato una forte reazione, alimentando il dibattito sull’etica e sui diritti umani. La sua visione conservatrice e provocatoria continua a dividere l’opinione pubblica, sollevando interrogativi sulla sua idoneità a ricoprire un ruolo politico di rilievo.

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