L’attrice Scarlett Johansson ha sollevato una controversia nei confronti di Sam Altman, CEO di Open AI, accusandolo di aver utilizzato la sua voce per il nuovo chatbot Gpt-4o senza il suo consenso.

Nel 2013, Johansson aveva interpretato Samantha, un’intelligenza artificiale nel film “Her”, e ora sostiene che la sua voce sia stata “rubata” da Altman per il nuovo assistente virtuale.

In una lettera pubblicata dal New York Times, Johansson esprime shock e rabbia per l’uso non autorizzato della sua voce da parte di Open AI. Afferma che la società aveva chiesto il suo contributo per il chatbot, ma dopo il suo rifiuto, avrebbe comunque utilizzato la sua voce, causando confusione tra i suoi amici e la sua famiglia che non riuscivano a distinguere la differenza.

Altman avrebbe anche contattato l’agente di Johansson solo due giorni prima del lancio del chatbot, cercando di convincerla a cambiare idea riguardo all’utilizzo della sua voce. Tuttavia, Johansson sostiene che la demo di “Sky”, la voce in questione, sia stata lanciata prima che lei avesse modo di replicare all’offerta, costringendola a ricorrere all’assistenza legale.

Open AI ha respinto le accuse, affermando di aver utilizzato il lavoro di attori professionisti per creare le voci del chatbot, e ha rimosso la voce accusata di essere simile a quella di Johansson. Tuttavia, la questione solleva domande sulla clonazione vocale e sulla tutela dei diritti individuali in un’epoca dominata dalla tecnologia.

Scarlett Johansson chiede chiarezza e trasparenza su questo caso e auspica l’approvazione di legislazioni adeguate per proteggere i diritti individuali. Nel frattempo, la controversia sollevata da Johansson potrebbe avere implicazioni significative per il futuro della tecnologia e della tutela della privacy.

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