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Il governatore della Liguria, Giovanni Toti, è stato al centro di un estenuante interrogatorio durato diverse ore, riguardante accuse di corruzione che lo vedono protagonista.

I pm, Federico Manotti, Luca Monteverde e Vittorio Ranieri Miniati, hanno posto oltre 180 domande per fare luce su una serie di finanziamenti sospetti e presunti voti di scambio. L’accusa principale legata a Toti concerne tangenti per favorire grandi imprese come il gruppo Esselunga e l’imprenditore Aldo Spinelli, in cambio di vantaggi economici e concessioni.

Nonostante l’intenso grilling, Toti si è difeso sostenendo la legittimità dei fondi ricevuti, tutti tracciati e amministrati attraverso il “Comitato Giovanni Toti-Liguria”, istituito per sostenere le sue campagne elettorali sin dal 2015. La situazione si complica con l’ulteriore accusa di voto di scambio che coinvolge il suo capo di gabinetto, Matteo Cozzani, e le problematiche amministrative legate alla destinazione di aree pubbliche a scopi privati, come nel caso della spiaggia di Punta Olmo.

In aggiunta, Toti deve rispondere per circa 55.000 euro versati in tre tranche sul suo conto personale, che il governatore sostiene siano stati destinati a coprire risarcimenti per diffamazione. Con le elezioni alle porte e la pressione pubblica che cresce, Toti ora si trova di fronte a una decisione cruciale: dimettersi o attendere lo sviluppo delle procedure legali, mantenendo il proprio ruolo politico.

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