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La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha recentemente espresso un cambiamento di tono riguardo il destino del referendum sul premierato, sollevando dubbi sulla sua posizione iniziale.

Durante un’intervista, ha minimizzato l’importanza del risultato del referendum dicendo che non influenzerà la sua permanenza in carica, nonostante avesse precedentemente legato il suo mandato a questa riforma.

Questo discostamento dalle sue precedenti affermazioni ha sollevato questioni sul suo impegno verso il cambiamento istituzionale proposto e sulle implicazioni politiche di un eventuale rifiuto dell’elettorato. Il disegno di legge costituzionale, noto come AS 935, non sembra configurare né un vero premierato né un presidenzialismo, ma piuttosto una forma di governo che potrebbe ridurre il ruolo del parlamento, aumentando il potere dell’esecutivo.

Critici sostengono che tale proposta possa ledere i principi democratici e alterare il bilancio dei poteri all’interno dello Stato, temendo che il premio di maggioranza incluso nel disegno di legge possa dare troppo peso al partito vincitore, compromettendo la rappresentatività.

La reticenza della Meloni a dimettersi in caso di bocciatura del referendum evidenzia una possibile frattura tra la promessa elettorale e la realtà politica che si sta delineando. Questa situazione potrebbe mettere in luce una sfida maggiore al confronto tra la Meloni e il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la cui figura istituzionale sembra essere vista ancora con grande rispetto dall’opinione pubblica, a differenza della crescente polarizzazione che circonda la presidente del Consiglio.

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