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Le cave in Sicilia hanno generato un’inaspettata polemica: i titolari delle concessioni minerarie hanno omesso di pagare i canoni previsti per oltre dieci anni. La scoperta è emersa dopo l’insediamento del dirigente generale Calogero Burgio, che ha ordinato un’indagine sulla riscossione dei canoni annuali.

Sono state emesse circa 270 ordinanze di ingiunzione per il pagamento dei canoni evasi dal 2014 a oggi, per un totale di oltre cinque milioni di euro. La maggior parte dei debitori ha omesso di pagare, sfruttando la lentezza della pubblica amministrazione nel reclamare i pagamenti.
Nonostante le leggi introdotte nel 2013 e nel 2015 stabilissero chiaramente le modalità di calcolo dei canoni, molti titolari delle concessioni non hanno rispettato gli obblighi di pagamento. Questo ha sollevato interrogativi sulla mancata applicazione delle normative e sul livello di riscossione tra gli enti locali, a cui spetta una quota dei proventi.
Per affrontare la questione, sono state proposte modifiche legislative volte a rivedere le fasce di produzione e i relativi canoni. Tuttavia, resta il fatto che le cave siciliane hanno evaso pagamenti per anni, sollevando preoccupazioni riguardo al danno erariale e alla necessità di un’azione decisa per recuperare le somme dovute.

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