Le famiglie degli ostaggi israeliani detenuti a Gaza da Hamas hanno definito il leader del loro Paese un «traditore», mentre la rabbia per la gestione della guerra da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu è cresciuta nella quarta notte consecutiva di proteste di massa.

Migliaia di persone si sono radunate davanti al Parlamento, con le famiglie degli ostaggi e l’ex primo ministro Ehud Barak che hanno accusato Netanyahu per il «disastro» del 7 ottobre e hanno chiesto le elezioni.

Nel mezzo di questo caos, l’Autorità nazionale palestinese ha rinnovato la sua richiesta di adesione alle Nazioni Unite, evidenziando la disperata necessità di una risoluzione pacifica. Nel frattempo, il presidente israeliano Isaac Herzog ha emesso delle scuse per l’attacco aereo che ha tragicamente ucciso sette operatori umanitari di World Central Kitchen a Gaza.

L’attacco ha provocato una sospensione delle operazioni umanitarie nella regione, mentre le organizzazioni no-profit valutano la sicurezza dei loro operatori. Con oltre 200 operatori umanitari morti dall’inizio della guerra in ottobre, l’incertezza e il terrore continuano a dominare la situazione.

Chris Skopec, vicepresidente esecutivo per la salute globale del Project HOPE, ha espresso sconcerto per l’attacco, sottolineando l’importanza di una risposta e di una responsabilità da parte del governo israeliano. Skopec ha ribadito la necessità di rispettare il diritto internazionale per garantire la sicurezza degli operatori umanitari che svolgono un ruolo vitale nella regione.

L’escalation delle tensioni non si limita solo alla situazione locale, ma si estende anche alle relazioni internazionali, con l’Iran che avverte sul pericolo di ulteriori conflitti nella regione a seguito degli attacchi israeliani. È cruciale che la comunità internazionale intervenga per cercare una soluzione pacifica e porre fine alla sofferenza delle persone coinvolte in questo conflitto devastante.

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