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La Corte d’Appello di Brescia riduce la condanna per il rapimento del figlio di 5 anni da parte di Marius Bruma a 3 anni e 3 mesi. Il caso, avvenuto durante un incontro protetto, ha visto Bruma mostrare una pistola all’assistente sociale presente.

Tuttavia, la Procura Generale ha proposto di riqualificare il reato in sottrazione di minore, poiché la libertà del bambino non era stata compromessa e nessuna querela era stata presentata. La richiesta della Procura prevedeva una condanna per il porto d’arma clandestina e violenza privata, con una pena finale identica a quella confermata dalla Corte d’Appello.
La madre del bambino, parte civile nel processo, ha sostenuto la sentenza di primo grado. La difesa di Bruma ha richiesto l’assoluzione da tutte le accuse, supportando la riqualificazione del reato e sottolineando che l’arma non era funzionante e l’assistente sociale non si era mai sentita in pericolo.
La Corte ha accettato la riqualificazione del reato e ha disposto il non luogo a procedere, sottolineando la mancanza di prove della minaccia alla libertà del bambino e l’assenza di querela.

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