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Dopo lo scandalo del Dieselgate, l’Europa si era impegnata a garantire trasparenza e accuratezza nelle informazioni sui consumi e sulle emissioni dei veicoli. Tuttavia, i dati recentemente pubblicati dall’Agenzia europea per l’ambiente (Aea) rivelano una realtà sconcertante: le auto ibride consumano fino a tre volte di più di quanto dichiarato, mettendo in discussione l’efficacia delle normative e dei controlli.

Secondo i dati dell’Aea relativi al 2022, i consumi reali superano di gran lunga quelli dichiarati nei certificati di immatricolazione. Le auto a benzina e diesel registrano un aumento del consumo medio del 23,7% e del 18,2% rispettivamente, ma è con le ibride plug-in che la discrepanza è più evidente. Queste auto consumano in media 5,94 litri ogni 100 chilometri, anziché i 1,69 litri dichiarati, rappresentando così una differenza esorbitante.

Anche le emissioni di CO2 seguono lo stesso trend: mentre gli ibridi plug-in dovrebbero emettere in media 39,59 grammi di CO2 per chilometro, in realtà raggiungono i 139,4 grammi. Questi dati sollevano dubbi sulla trasparenza del settore automobilistico e mettono in discussione la validità dei test in laboratorio, che sembrano non riflettere le condizioni reali di guida.

Non solo un problema ambientale, ma anche economico: le tasse ambientali sui veicoli sono calcolate in base alle emissioni dichiarate, quindi una sottostima comporta minori entrate per le casse pubbliche. La mancanza di controlli efficaci da parte delle autorità nazionali e della Commissione europea esacerba ulteriormente la situazione, permettendo ai costruttori di continuare a eludere le regole.

In conclusione, è urgente un intervento per migliorare il sistema di monitoraggio e garantire che le informazioni fornite ai consumatori siano accurate e veritiere, per un settore automobilistico più trasparente e responsabile.

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