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Il Movimento 5 Stelle si trova di fronte a una sfida interna mentre Giuseppe Conte stringe le redini della propaganda elettorale in vista delle elezioni europee. La decisione del leader di vietare l’affissione di manifesti con i volti dei candidati pentastellati sta scatenando polemiche e alimentando dubbi sul reale intento dietro questa mossa.

Secondo Conte, si tratta di una questione di “educazione civica” e di evitare “affissioni selvagge” nelle città. Tuttavia, alcuni membri del M5S vedono in questa decisione un tentativo di favorire i candidati del listino personale del leader, limitando la visibilità degli altri aspiranti.

Il diktat di Conte impone che gli spazi per la propaganda elettorale saranno occupati solo da manifesti con il simbolo del M5S o con tutti i nomi dei candidati nella circoscrizione, escludendo così la possibilità di promozione individuale. Anche i santini elettorali sono soggetti a regole precise imposte dalla direzione del Movimento.

Mentre Conte punta sul digitale e sul porta a porta per la campagna elettorale, la decisione di escludere i manifesti con i volti dei candidati solleva critiche all’interno del M5S. Alcuni vedono in questa scelta un segno di “centralismo democratico”, accusando il leader di favorire i suoi uomini, tra cui Pasquale Tridico e Carolina Morace, a discapito della competizione interna e della diversità di opinioni.

Il vero obiettivo di Conte sembra essere l’elezione dei suoi fedelissimi, alimentando il malcontento tra coloro che vedono limitata la propria visibilità e possibilità di successo elettorale. Mentre la campagna elettorale prende forma, il Movimento 5 Stelle si trova ad affrontare una difficile equazione tra democrazia interna e centralismo decisionale.

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