Laika e una donna che spicca il volo liberandosi di un hijab insanguinato e delle catene di un regime oppressivo, che la rende prigioniera del fondamentalismo religioso. Sullo sfondo lo stemma della Repubblica Islamica “stravolto” dal simbolo delle donne. La street artist Laika è scesa in campo così lasciando su un muro di Roma una immagine di grande forza in occasione della giornata internazionale per l’ eliminazione della violenza alle donne.
Chi è Laika
Laika è una street artist ed un’attivista romana, una figura estremamente misteriosa nel panorama della street art. In realtà, lei si definisce una ‘attacchina‘, perché per esprimere la su arte predilige poster, adesivi, manifesti. Nessuno conosce la sua vera identità e si espone al pubblico solo indossando una maschera bianca ed una parrucca rossa. Per evitare di essere riconosciuta parla attraverso un filtro, che distorce la voce. Ha iniziato ad ‘attaccare’ nel 2019 e nel tempo ha realizzato numerosi progetti di denuncia come l’assassinio di Giulio Regeni, il conflitto russo-ukraino. Il poster dell’artista mascherata dedicato alle iraniane, che lottano contro gli impedimenti imposti da un sistema patriarcale, è comparso a Roma in via Torino. “Ho scelto questa data per dire la mia su ciò che accade in Iran, per supportare le donne che lottano contro il regime islamico. Laika ha voluto precisare che il suo ”non è un attacco all’Islam, ma ad uno stato che impone la religione come legge.
Ogni donna iraniana deve essere libera di credere o non credere, indossare o togliere il velo. Libera dalle discriminazioni e dalle paure, e soprattutto LIBERA DI VIVERE”. Da Teheran, alle città curde del nord, passando per l’Afghanistan fino a Roma- aggiunge l’ artista – .”Basta guerre sui nostri corpi, basta violenza, morte e paura. A Mahsa Amini, Nasrin Ghadri, a tutte le donne che non ci sono più e a tutte quelle che ogni giorno lottano. Con l’orrore del femminicidio Laika si era già confrontata con l’opera del 2021 “Ogni tre giorni – If you were in my shoes”, che mostra due scarpe rosse. Una che versa sangue e l’altra che diventa il rifugio angusto per una donna in preda al terrore.
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