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Siamo in piena emergenza climatica. Lo dicono le istituzioni scientifiche e ora anche la politica comincia ad agire. Il clima del nostro pianeta sembra impazzito: cicloni, piogge torrenziali, punte di caldo mai raggiunte, ghiacciai perenni che si sciolgono. E tutto questo per colpa degli esseri umani. Stiamo distruggendo il nostro pianeta, abbiamo cambiato il clima attraverso l’immissione senza controllo di gas serra. E stiamo arrivando a un punto di non ritorno, dicono gli ambientalisti più accaniti. Ma c’è anche chi dice che il clima della Terra subisce dei cambiamenti ciclici e che già nei secoli scorsi il pianeta si è surriscaldato. Ma sono sempre meno gli appigli scientifici dietro questa teoria. Il cambiamento climatico è in atto come lo è quello economico e sociale. La gente chiede alla politica di prendere coscienza e di agire per arginare questo problema con l’obiettivo di risolverlo. Il futuro dell’umanità potrebbe essere a rischio perché, come dicono i ragazzi di “Friday for future” di Greta Thunberg: “No planet B”, non esiste un pianeta B facendo il verso all’assonanza tra la parola inglese plane, piano, con planet, pianeta.

Qualche giorno fa l’assemblea plenaria della Cop27 di Sharm el-Sheikh ha approvato il documento finale della conferenza. E’ stato deciso d’istituire un fondo per i ristori delle perdite e dei danni del cambiamento climatico. Un Comitato transitorio dovrà preparare un progetto da presentare alla prossima Cop28 nel 2023 per l’avvio operativo del fondo. Il documento finale salva inoltre l’obiettivo di mantenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi dai livelli pre-industriali. Immediata è arrivata la presa di posizione dell’Ue che ha espresso “delusione” per la “mancanza di ambizione” nella tabella di marcia per ridurre le emissioni di CO2.


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