Gli sforzi dell’Australia per proteggere la Grande barriera corallina sono “senza precedenti” ma devono intensificarsi se Canberra vuole evitare che il sito venga classificato tra le zone “in pericolo” del patrimonio mondiale: è quanto emerge da un rapporto realizzato da due esperti dell’Unesco e dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (Iucn). Per i due esperti, il deterioramento della barriera corallina australiana prosegue a causa del doppio effetto del riscaldamento climatico e dell’inquinamento legato all’agricoltura e alla pesca. Di qui l’invito rivolto al governo australiano a proseguire gli sforzi per salvare la barriera corallina. La prossima riunione del comitato Unesco dovrebbe tenersi a metà 2023.
La grande barriera corallina australiana versa in condizioni talmente critiche da meritare di essere inserita nella lista dei patrimoni dell’umanità in pericolo. È questa la conclusione a cui sono giunti gli esperti dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura (Unesco) e dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn), dopo aver verificato personalmente la situazione attraverso una missione di dieci giorni a marzo 2022.
Esistono delle strategie e dei piani di azione per proteggere il valore universale del sito, ma non bastano. Per due motivi: perché “mancano di obiettivi chiari sui cambiamenti climatici e misure di attuazione” e perché “non sono pienamente implementati, in particolar modo per quanto riguarda la qualità dell’acqua e la pesca”. Tra le prove inoppugnabili dell’impatto della crisi climatica c’è lo sbiancamento dei coralli. Un fenomeno che il team di ricerca ha visto con i propri occhi, per giunta – fattore eccezionale – durante il passaggio della Niña, in cui tradizionalmente le temperature sono inferiori.
Grande barriera corallina a rischio: la colpa è del clima
Il report, molto atteso e già rinviato di sei mesi, traccia un quadro preoccupante. “Nonostante gli impareggiabili sforzi scientifici e gestionali compiuti dallo stato parte negli ultimi anni, l’eccezionale valore universale del sito è significativamente influenzato dai fattori climatici. La capacità del sito di riprendersi dagli impatti dei cambiamenti climatici è sostanzialmente compromessa, in particolare – ma non esclusivamente – a causa del degrado della qualità dell’acqua”.
Il governo australiano si difende
La decisione era nell’aria da tempo, e da tempo era in corso un braccio di ferro a distanza tra gli esperti dell’Unesco e i membri del governo australiano, preoccupati per il danno d’immagine e le sue possibili ripercussioni sul turismo. Con le elezioni di maggio 2022 il paese è passato da un esecutivo di stampo conservatore a uno laburista, guidato da Anthony Albanese.
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