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“Le intercettazioni telefoniche costituiscono un mezzo di prova fondamentale per individuare autori di reati, non solo per reati di terrorismo o di mafia”. Così il neo procuratore generale della Corte d’appello di Ancona Roberto Rossi nel suo intervento all’apertura dell’Anno giudiziario nelle Marche.     “La diffusione mediatica del contenuto di intercettazioni telefoniche, – ha premesso il magistrato -, tanto più se riferite a persone che non sono soggetti neppure del procedimento penale, è un dato di inciviltà giuridica e si pone in contrasto con norme costituzionali”. “Detto questo, – ha aggiunto – non posso non rilevare che le stesse intercettazioni telefoniche costituiscano un mezzo di prova fondamentale per individuare autori di reati, non solo per reati di terrorismo o di mafia”. “Chiunque di noi – ha detto ancora Rossi – può fornire testimonianza che autori di gravi reati, dalla violenza sessuale alle rapine alle estorsioni e traffico di droga, sono stati individuati grazie a indizi delle intercettazioni telefoniche”.
“Mi sento quindi di esprimere l’auspicio che, chi interviene con modifiche in vari ambiti, tenga presente che di regola la parte più debole nel processo penale è la vittima del reato – ha sottolineato – alle cui legittime aspettative di giustizia occorre corrispondere in maniera prioritaria; a queste legittime aspettative di giustizia si corrisponde anche fornendo alla polizia giudiziaria e alla magistratura – ha concluso – strumenti investigativi che, nell’ineludibile rispetto delle garanzie difensive, abbiano il carattere dell’idoneità e dell’efficacia per individuare gli autori di reato”.

ANSA


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