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In Siria, la detenzione di un bambino di soli 9 anni, Muhammad al Ali, sta suscitando indignazione internazionale. Il piccolo è stato arrestato e si trova in carcere da dieci giorni a causa di un’accusa di vilipendio nei confronti dell’immagine del presidente Bashar Assad.

Questo grave episodio si è verificato nella scuola di Marj Qata, vicino a Homs, dove Muhammad, studente di quarta elementare, avrebbe scritto su una foto del presidente esposta nell’istituto.
L’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, insieme a media locali, denuncia la severità del trattamento riservato al bambino, che, dopo essere stato “picchiato” dal preside, è stato prelevato dagli agenti della Sicurezza politica, noti per il loro ruolo nell’apparato repressivo siriano. La famiglia del bambino chiede disperatamente il suo rilascio, mentre Muhammad trascorre i suoi giorni in una cella a Homs, lontano dalla sua infanzia e dalla sua famiglia.
Questo caso riporta alla memoria le proteste del 2011, quando l’arresto di bambini a Daraa per aver scritto slogan anti-governativi sui muri scolastici fu uno degli eventi scatenanti delle rivolte anti-Assad. Quelle proteste, represse nel sangue dal governo, segnarono l’inizio di una guerra civile che ancora insanguina il paese, con un bilancio dell’ONU che parla di oltre mezzo milione di morti.
La detenzione di Muhammad al Ali è un triste promemoria di come, anche dopo tredici anni di conflitto, il regime siriano continui a sopprimere brutalmente ogni forma di dissenso, senza risparmiare nemmeno i più innocenti. Questo episodio solleva nuovamente preoccupazioni sul rispetto dei diritti umani in Siria, dove la libertà di espressione e la sicurezza dei minori sono costantemente minacciate.
La comunità internazionale e le organizzazioni per i diritti umani sono chiamate a intervenire per garantire la liberazione del piccolo Muhammad e per mettere fine a un sistema che punisce con la detenzione anche i gesti più innocui di critica politica.

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