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Nel cuore della Lombardia, a Monza, la Guardia di Finanza ha dato uno scacco matto ad un’operazione di frode fiscale di notevole entità, culminata con l’arresto di tre persone.

Questi individui, sfruttando un complesso schema basato su fatture false, riciclaggio di denaro e bancarotta fraudolenta, hanno orchestrato un sistema di aziende fantasma che ha provocato gravi perdite economiche allo Stato. Le aziende in questione, operanti nei settori dell’edilizia, della logistica e delle pulizie, sono state intestate a prestanome per poi essere abbandonate dopo aver accumulato debiti significativi.
La manovra fraudolenta non si è limitata alla semplice evasione fiscale ma ha incluso anche l’indebita compensazione di crediti fittizi e il riciclaggio dei proventi illeciti, che venivano dirottati sui conti correnti personali dei titolari. Questa operazione di malaffare ha portato al sequestro di beni per un valore di oltre 2 milioni di euro, corrispondenti ai profitti ottenuti attraverso queste attività illecite.
Particolarmente allarmante è il legame di uno degli arrestati con la ‘ndrangheta, dimostrando una volta di più come il crimine organizzato cerchi di infiltrarsi nell’economia legale per riciclare i proventi delle sue attività criminali. Questo caso evidenzia l’importanza del lavoro svolto dalla Guardia di Finanza nel contrastare fenomeni di evasione fiscale e riciclaggio, fondamentali per proteggere l’integrità economica del Paese.
La risposta dello Stato a questi atti criminali riflette l’impegno costante delle autorità nella lotta contro il crimine organizzato e la frode fiscale, sottolineando la necessità di una vigilanza continua e di una collaborazione efficace tra le diverse forze dell’ordine.

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