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Il Tribunale del Riesame ha accolto l’appello della Procura e ha ordinato la custodia cautelare in carcere per Salvatore Raciti, imprenditore conosciuto per la gestione di ristoranti e locali a Catania, alcuni dei quali già chiusi. L’accusa mossa dal procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e dalla pm Tiziana Laudani è di concorso esterno al clan Cappello.

La decisione contrasta con il precedente respingimento della richiesta da parte del gip. Tuttavia, va precisato che la misura cautelare non è immediatamente esecutiva poiché la difesa ha la possibilità di presentare ricorso in Cassazione.
Il caso di Raciti si inserisce in un contesto più ampio di lotta alla criminalità organizzata, come evidenziato anche dalla storia di un boss catanese che ha scritto al presidente del Tribunale per i minori di Catania, Roberto Di Bella, confessando il desiderio di proteggere i suoi nipoti dal destino criminale. Il protocollo “Liberi di scegliere”, promosso dal magistrato Di Bella, mira a offrire ai figli delle famiglie mafiose un percorso di riscatto lontano dalle influenze criminali.
Questo caso sottolinea l’importanza della collaborazione tra autorità giudiziarie e la comunità nel contrastare il crimine organizzato e proteggere le giovani generazioni dal coinvolgimento nelle attività illegali.

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