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L’Alta Corte di Londra ha emesso una decisione favorevole per Julian Assange, il giornalista australiano e cofondatore di WikiLeaks, consentendogli di appellarsi contro la richiesta di estradizione avanzata dagli Stati Uniti.

Assange è incriminato per spionaggio su 17 capi d’accusa, rischiando una pena di 175 anni in caso di estradizione. La sentenza definitiva è prevista per il 20 maggio.
I giudici della Corte londinese, Victoria Sharp e Jeremy Johnson, hanno chiesto garanzie agli Stati Uniti per la tutela dei diritti di Assange, incluso il rispetto della sua libertà di espressione garantita dal Primo Emendamento e l’esclusione della pena di morte. Durante l’udienza, l’avvocato di Assange ha difeso il giornalista, affermando che le azioni delle autorità americane mirano a punirlo per aver denunciato la criminalità del governo statunitense su vasta scala.
Il governo degli Stati Uniti sostiene che Assange ha oltrepassato i confini del giornalismo, pubblicando documenti governativi riservati che avrebbero messo in pericolo vite innocenti. Tuttavia, la moglie di Assange, Stella, lo considera un prigioniero politico e ha espresso la necessità del suo rilascio.
Nonostante le sfide legali, Assange può ancora nutrire speranze grazie alla decisione dell’Alta Corte di concedergli l’appello, un passo significativo verso la giustizia e la protezione dei suoi diritti fondamentali.

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