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Nicola Gratteri, procuratore di Napoli, aveva una volta proposto test psicoattitudinali per i magistrati ogni cinque anni. Tuttavia, il suo atteggiamento è cambiato nel corso del tempo. Ora suggerisce che tali test dovrebbero estendersi a tutti i vertici della pubblica amministrazione, compresi i politici, con un’aggiunta provocatoria di narcotest.

Questo ribaltamento di posizione solleva interrogativi sull’equilibrio del procuratore stesso. Tuttavia, dietro questo teatrino emerge un gioco delle parti tra Gratteri e il governo. Il procuratore vuole affermare la sua leadership nel panorama giudiziario, mentre il governo cerca di mostrare di non temere il potere delle toghe.
Tuttavia, i test proposti sono irrilevanti per affrontare i veri problemi del sistema giudiziario. La vera patologia risiede nella mancanza di responsabilità, sia civile che disciplinare, e nella mancanza di una valutazione accurata del merito professionale dei magistrati.
Questo scenario permette a magistrati di avanzare nella carriera nonostante possibili fallimenti giudiziari, senza una reale accountability. La politica giudiziaria continua così ad alimentare il suo proprio circolo vizioso.

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