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Davanti alla Prima Corte d’Assise di Roma, nel proseguimento del processo contro i quattro agenti egiziani accusati del sequestro, delle torture e dell’omicidio di Giulio Regeni, ha preso la parola Claudio Regeni, padre del ricercatore friulano. Ha dipinto un quadro vivace della vita del figlio, raccontando della loro passione per viaggiare e scoprire nuove culture.

“Con i nostri figli abbiamo viaggiato molto, interessati a capire nuove culture e a parlare diverse lingue,” ha condiviso Regeni, descrivendo il forte legame familiare con l’esplorazione del mondo. Ha sottolineato le capacità linguistiche di Giulio, che parlava fluentemente inglese, arabo, spagnolo e tedesco, mentre stava studiando il francese. Ha raccontato anche dell’indipendenza precoce del giovane, partito per gli Stati Uniti a soli 17 anni per frequentare un corso di studi internazionale.
Il sostegno politico alla famiglia Regeni non è mancato, con la presenza della segretaria del Pd Elly Schlein fuori dal tribunale. Schlein ha ribadito l’importanza del processo non solo per la famiglia, ma per l’intera Repubblica, considerando le sfide incontrate nel contesto dei rapporti con l’Egitto. Anche il ministro degli Esteri Tajani ha confermato l’impegno per la ricerca della verità nel caso Regeni, sottolineando la cooperazione con il governo egiziano e l’auspicio di una risoluzione positiva.
Il processo continua a suscitare interesse e attenzione sia a livello nazionale che internazionale, rimanendo un simbolo di giustizia e impegno per la verità nel caso del tragico destino di Giulio Regeni.

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