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Un’ombra di dubbio si è finalmente dissipata per un imprenditore di 50 anni accusato dalla figlia di violenza sessuale. Dopo un lungo dibattimento, il collegio penale presieduto dal giudice Carlo Cimini ha emesso un’assoluzione, dichiarando che “il fatto non sussiste”.

La vicenda ha avuto inizio quando la moglie ha denunciato il marito, anche per minacce, durante una crisi coniugale nel 2022. La figlia, all’epoca undicenne, aveva fatto delle confidenze alla madre, riferendo di gesti inappropriati del padre durante la notte. Tuttavia, nel corso del processo, i ricordi della ragazza sono risultati confusi e non supportati da prove concrete.
Durante il dibattimento, sono stati presentati diversi elementi a favore dell’imputato. Testimonianze di familiari e professionisti, il diario d’infanzia della ragazza e le conversazioni su WhatsApp tra padre e figlia non hanno evidenziato alcun segno di abusi. L’avvocato difensore Alessandro Calogiuri ha sostenuto la totale estraneità del suo assistito ai fatti contestati.
Nonostante la richiesta del pubblico ministero di una condanna a 4 anni, il giudice ha concluso per l’assoluzione. Tuttavia, la Procura potrebbe decidere di fare appello su questa decisione.

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