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Dopo un lungo percorso giudiziario, la Corte suprema di Cassazione ha finalmente emesso la sentenza che decreta la sospensione dei pm Michele Ruggiero e Alessandro Donato Pesce, condannati per violenza privata. Questo capitolo oscuro, che ha gettato ombra sull’intera magistratura, ha richiesto più di un anno di dibattiti e ricorsi.

I due sostituti procuratori presso il tribunale di Bari sono stati riconosciuti colpevoli di minacce, intimidazioni e violenze verbali ai danni di testimoni, nell’ambito di un’indagine a Trani. Le frasi riportate negli atti sono solo una pallida rappresentazione dei metodi poco ortodossi utilizzati durante le loro indagini.
Nonostante la richiesta di radiazione avanzata dalla procura generale della Cassazione, la sezione disciplinare del Csm ha optato per una sospensione di due anni per Ruggiero e nove mesi per Pesce. Questa sospensione, tuttavia, non è stata immediatamente esecutiva a causa dei ricorsi presentati dai due magistrati.
Nel frattempo, per quasi un anno e mezzo, i due pm hanno continuato a svolgere le proprie mansioni, indagando, coordinando inchieste e percependo lo stipendio, senza alcuna sospensione effettiva. Una situazione paradossale che ha sollevato critiche riguardo alla disparità di trattamento tra pubblici ufficiali.
Finalmente, con la sentenza della Cassazione, i pm condannati non potranno più appellarsi a nulla. Tuttavia, al termine della sospensione, torneranno a lavorare come magistrati civili, un aspetto che suscita perplessità considerando la gravità delle accuse a loro carico.

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