A Fano, un furto con la tecnica dell’abbraccio ha portato ad un processo dai risvolti sorprendenti. Una donna di origini rumene è stata inizialmente accusata di aver rubato l’incasso di 1300 euro da una fruttivendola, ma è stata poi assolta dopo aver risarcito la vittima. Questo episodio, avvenuto il 13 marzo scorso, ha catalizzato l’attenzione su un caso che ha sottolineato il cambiamento delle regole giudiziarie con la riforma Cartabia.

La storia ha origine da un arresto avvenuto a Fano, quando una macchina con tre persone a bordo è stata fermata dalle forze dell’ordine. All’interno del veicolo sono stati trovati più di mille euro in contanti, somma che è stata immediatamente collegata a un furto avvenuto poco prima a Pesaro. La vittima, titolare di un’ortofrutta, aveva denunciato di essere stata derubata dopo essere stata abbracciata da una donna sconosciuta.

Le indagini hanno portato all’arresto della presunta ladra e di due suoi congiunti, anch’essi di nazionalità rumena. Tuttavia, durante il processo, è emerso un fatto inaspettato: l’imputata aveva restituito l’intera somma rubata, aggiungendo anche 200 euro a titolo di risarcimento. Questo gesto ha spinto l’avvocato della difesa a richiedere la non procedibilità del caso, sottolineando la volontà della parte offesa di non presentare querela.

Il giudice, applicando la nuova legge, ha quindi assolto l’imputata per la sua condotta riparatoria, dimostrando che anche in situazioni apparentemente chiare, possono emergere sfumature che portano a esiti inaspettati. Questo caso mette in luce l’importanza della riparazione e della comprensione nel sistema giudiziario, offrendo spunti di riflessione su come la giustizia possa essere interpretata e applicata in modo più equo e umano.

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