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Mercoledì 17 aprile, l’orrore si è abbattuto su Chernihiv, città ucraina settentrionale, quando l’esercito russo ha lanciato tre brutali attacchi missilistici, devastando il cuore della comunità.

Edifici residenziali, ospedali, scuole e automobili sono stati colpiti, lasciando dietro di sé macerie e dolore. Almeno 13 persone hanno perso la vita e oltre 50 sono rimaste ferite, secondo le fonti ucraine.
Il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha denunciato l’azione come un atto terroristico, sottolineando che con adeguate difese aeree, queste perdite umane avrebbero potuto essere evitate. Ha invocato il supporto dei partner internazionali, evidenziando l’importanza di equipaggiare l’Ucraina con sistemi di difesa efficaci per proteggere la vita dei civili.
Il presidente Volodymyr Zelensky ha espresso cordoglio per le vittime e ha ribadito l’urgente necessità di un’immediata risposta internazionale per contrastare l’aggressione russa. Chernihiv, già segnata da un passato di devastazione durante l’invasione russa del 2022, si ritrova nuovamente nel caos e nella tragedia.
Mentre i soccorritori si affannano tra le macerie alla ricerca di sopravvissuti, Chernihiv piange le sue vittime e chiede giustizia. L’attacco evidenzia la fragile situazione in cui versa l’Ucraina, costantemente minacciata dall’aggressione russa.

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