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L’imprenditore foggiano Michele D’Alba è sotto inchiesta per presunto favoreggiamento nei confronti dei clan locali. L’accusa deriva dal fatto che D’Alba non avrebbe denunciato le estorsioni subite per almeno tre anni da parte di uno dei gruppi che compongono la Società foggiana, aggravando così il suo coinvolgimento con il mondo criminale locale.

L’avviso di conclusione delle indagini è stato emesso dalla pm della Dda di Bari, Bruna Manganelli, e si incrocia con le interdittive emesse dal prefetto di Foggia, Maurizio Valiante, nei confronti delle società di famiglia di D’Alba, Tre Fiammelle e Lavit, attive nel settore degli appalti pubblici e delle Asl pugliesi.
La vicenda, già oggetto di interdittive, ha portato all’iscrizione di D’Alba nel registro degli indagati nel 2020. Si sospetta che, con le sue dichiarazioni reticenti, D’Alba abbia contribuito a favorire due mafiosi foggiani nell’eludere le indagini sull’estorsione ai danni della Tre Fiammelle.
L’inchiesta della Dda di Bari mira a indagare la zona grigia tra imprenditoria e clan, in un territorio dove i confini sono sempre stati labili. L’episodio incriminato risale a fine ottobre 2017, mettendo sotto i riflettori la complessa relazione tra il mondo imprenditoriale e la criminalità organizzata nella regione.

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