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Un nuovo capitolo si apre nella vicenda di Caivano, una città già segnata dagli orrori degli stupri di gruppo ai danni di due cuginette. Le indagini dei carabinieri, sotto la direzione della Procura di Napoli, hanno rivelato un presunto sistema di collusioni tra camorra e politica che coinvolgerebbe vari esponenti dell’amministrazione comunale.

Al centro dell’inchiesta ci sono oltre 20 milioni di euro di finanziamenti pubblici, di cui molti dal Pnrr, stanziati nel biennio 2020-2021. Si accusa che questi fondi siano stati utilizzati per arricchire il clan guidato da Antonio Angelino, noto come “Tibiuccio”, e alcuni politici locali.

L’ex assessore Carmine Peluso, arrestato lo scorso ottobre, ha deciso di collaborare con la giustizia, fornendo dettagli sulle presunte condotte illecite. Peluso ha rivelato che il suo ruolo era di “garante” nei rapporti tra ditte appaltatrici e il clan, comunicando alle imprese le richieste di tangenti e assicurandosi che venissero pagate.

Oltre a Peluso, l’inchiesta coinvolge due ex consiglieri comunali, alcuni politici locali e altri soggetti, accusati di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione.

Le indagini continuano sotto la guida delle procure Giorgia De Ponte, Francesca De Renzis, Anna Frasca e Rosa Volpe, coordinate dal procuratore Nicola Gratteri, per fare luce sul presunto sistema di malaffare che avrebbe avvelenato la democrazia a Caivano e assicurare alla giustizia i responsabili.

A seguito dell’inchiesta, il Comune di Caivano è stato commissariato dal Ministero dell’Interno, con una commissione straordinaria incaricata di gestire l’ente locale fino alle prossime elezioni comunali.

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