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L’Italia ha recentemente aumentato i limiti sulle emissioni elettromagnetiche delle antenne per la telefonia mobile, passando da 6 V/m a 15 V/m.

Questo cambiamento, inserito nel decreto Concorrenza, è stato accolto con approvazione dall’industria, poiché consentirà agli operatori di migliorare la copertura e la velocità delle reti di nuova generazione.

Tuttavia, l’aumento dei limiti ha suscitato preoccupazioni tra le associazioni ambientaliste e la società civile. Mentre il Ministero delle imprese e del made in Italy ha sottolineato che ciò favorirà l’adozione del 5G e permetterà agli operatori di modificare le loro reti, ci sono dubbi sulle implicazioni per la salute pubblica e l’ambiente.

L’Italia, con un limite precedente di 6 V/m, era tra i paesi con standard più restrittivi a livello globale. L’innalzamento a 15 V/m si allontana significativamente dalle linee guida dell’ICNIRP, che considera sicuro un livello di emissione fino a 61 V/m. Questo cambio di rotta solleva interrogativi sulla precauzione e sulla tutela della salute pubblica.

Le nuove regole consentiranno alle antenne 5G di creare campi più omogenei e ampliare il raggio d’azione, ma le critiche riguardano principalmente l’interesse economico degli operatori delle telecomunicazioni. Le associazioni ambientaliste hanno contestato l’aumento dei limiti, sostenendo che sia motivato principalmente dai costi delle infrastrutture.

La controversia riflette l’equilibrio delicato tra l’accelerazione dell’innovazione tecnologica e la protezione dell’ambiente e della salute umana. Mentre il 5G offre potenziali vantaggi in termini di connettività e sviluppo tecnologico, è essenziale garantire che gli standard di sicurezza e le preoccupazioni ambientali siano adeguatamente considerati e affrontati.

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