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Un trojan nascosto nel cellulare di Gennaro Petrucci ha rivelato il suo presunto coinvolgimento nell’omicidio dell’ingegnere Salvatore Coppola a Napoli. Petrucci, 73 anni e marito di Silvana Fucito, imprenditrice antiracket, è accusato di essere il mandante dell’omicidio avvenuto il 12 marzo scorso.

Il movente sembra essere legato a una disputa immobiliare per una villa a Portici, dove la coppia risiedeva prima che finisse all’asta.

Il giudice Antonio Baldassarre, nella sua ordinanza di custodia cautelare, descrive Petrucci come un individuo con una “lucida determinazione omicida”, sottolineando la sua pianificazione dettagliata dell’omicidio, inclusa l’assunzione del killer, la fornitura dell’arma, il furto dell’auto per la fuga e lo studio dei movimenti della vittima.

Le indagini hanno rivelato che il presunto killer, Mario De Simone, è stato fermato dalla Squadra Mobile di Napoli per l’omicidio senza testimoni. Le prove raccolte includono intercettazioni telefoniche e ambientali che collegano De Simone a Petrucci, indicato anche come “Gennaro rò café” per il suo ruolo di preparare caffè durante la detenzione in carcere.

La conversazione tra De Simone e un fratello, oltre alle intercettazioni in carcere, ha rivelato dettagli cruciali sull’omicidio e il pagamento di 20.000 euro, di cui De Simone avrebbe ricevuto solo una parte. Il nome di Petrucci è stato menzionato chiaramente come persona da contattare per il saldo del denaro.

L’utilizzo di un trojan sul telefono di Petrucci ha permesso alle autorità di monitorare le sue attività, incluso il tentativo di pagare De Simone attraverso i suoi familiari. Questo caso mette in luce l’importanza della tecnologia nell’aiutare le indagini e la lotta contro il crimine organizzato.

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