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Il caso delle minacce rivolte alla giudice Maria Francesca Mariano nel carcere di Lecce da parte di Pancrazio Carrino, arrestato nell’ambito dell’inchiesta denominata “The Wolf”, ha subito una svolta con il riconoscimento dell’aggravante mafiosa alle accuse iniziali.

Questo cambiamento ha determinato un nuovo avvio del procedimento, con la necessità di rinviare gli atti in Procura per un iter procedurale diverso. L’imputato, collegato in videoconferenza dal carcere di Terni, aveva precedentemente tentato di patteggiare otto mesi di reclusione, convertiti in lavori di pubblica utilità, ma la Procura ha successivamente modificato le contestazioni.

Gli episodi in questione riguardano minacce avvenute nel carcere di Lecce, dove Carrino avrebbe utilizzato un oggetto metallico tagliente per resistere al personale di polizia penitenziaria e avrebbe consegnato un punteruolo e un foglio con il nome della giudice durante un interrogatorio.

Queste azioni hanno sollevato preoccupazioni sulla sicurezza della giudice, soprattutto considerando la mancanza di pentimento da parte dell’imputato, il quale ha rinnovato le minacce anche durante udienze precedenti.

La motivazione dietro le minacce sembra essere legata a un’ordinanza di custodia cautelare derivante da un’inchiesta sul clan Lamendola-Cantanna, che riportava un presunto episodio di violenza sessuale. Carrino ha dichiarato che questo ha scatenato la sua rabbia contro le magistrature coinvolte, anche se la vittima dell’abuso ha negato di aver subito violenza da parte dell’imputato.

Il procedimento in corso si preannuncia complesso, con ulteriori sviluppi attesi nelle prossime fasi del processo.

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