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La Georgia è sotto i riflettori internazionali per un mese di proteste, tutte scaturite dall’approvazione di una controversa legge sugli “agenti stranieri” da parte del parlamento.

La normativa, ispirata a un modello russo, richiede la registrazione delle ONG e dei media che ricevono almeno il 20% dei fondi dall’estero come entità che “perseguono gli interessi di una potenza straniera”.

A Tbilisi, la capitale, decine di migliaia di manifestanti hanno affrontato le forze dell’ordine in segno di protesta. Ciò che ha reso distintive queste proteste è stata la determinazione dei partecipanti, che nonostante gli scontri con la polizia sono rimasti saldi nelle loro richieste di democrazia. Inoltre, le strade si sono riempite di bandiere georgiane e europee, simboli di un’identità nazionale e di un’adesione ai valori europei.

Oltre alla risonanza politica, le proteste hanno catturato l’attenzione per la loro estetica. Manifestanti colorati avvolti in impermeabili hanno contrastato l’austerità delle forze dell’ordine vestite di nero e con il volto coperto.

Questi eventi mettono in luce la complessità politica della Georgia, un paese che oscilla tra l’influenza occidentale e russa. La sua storia post-sovietica è stata segnata da periodi di avvicinamento all’Unione Europea e conflitti territoriali con la Russia, come l’occupazione dell’Abkhazia e dell’Ossezia meridionale nel 2008.

Le proteste sono un richiamo alla necessità di bilanciare le influenze esterne con la volontà popolare, un’aspra critica alla legge degli “agenti stranieri” e un’espressione di speranza per una Georgia democratica e sovrana.

**Le ultime notizie in diretta dal Panorama Inter e Intra Nazionale.**


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