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Julian Assange ha ricevuto il via libera per appellarsi contro l’estradizione negli Stati Uniti, concedendogli così una possibilità di difendersi contro l’accusa di diffusione di documenti riservati del Pentagono e del Dipartimento di Stato.

La decisione è stata presa dall’Alta Corte di Londra, di fronte a un’attenzione mediatica e al sostegno dei suoi sostenitori riunitisi fuori dalla Royal Courts of Justice di Londra.

La preoccupazione principale riguarda l’assenza di un processo equo. La richiesta di garanzie da parte dell’amministrazione Biden, compresa la protezione del Primo Emendamento e l’assenza della pena di morte, è stata un punto chiave per la decisione della corte. Nonostante il team legale di Assange non abbia contestato le garanzie relative alla pena di morte, l’Alta Corte ha ritenuto che potesse esserci un rischio di violazione di tali diritti fondamentali.

Il fondatore di WikiLeaks ha quindi ottenuto il permesso di appellarsi contro l’estradizione, una mossa significativa che potrebbe avere implicazioni importanti per il suo caso. Nel frattempo, i manifestanti hanno continuato a chiedere la sua liberazione, sollevando cartelli con la scritta “Free Assange”.

La vicenda continua a sollevare domande sul confine tra giornalismo investigativo e violazione della sicurezza nazionale, con i pubblici ministeri americani che sostengono che Assange abbia messo a rischio vite umane. L’udienza preliminare, fissata per il prossimo 17 ottobre, potrebbe portare a sviluppi significativi nel caso di Assange e nella lotta per i diritti fondamentali nel contesto della sicurezza nazionale.

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