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Roberta Bruzzone, criminologa di fama, ha giocato un ruolo cruciale nella vicenda di Chico Forti, condannato nel 2000 all’ergastolo senza condizionale per l’omicidio di Dale Pike.

Forti è stato recentemente rilasciato e rientrato in Italia, grazie agli sforzi dei suoi sostenitori e alla lotta per dimostrare la sua innocenza.

La criminologa ha sottolineato le criticità del processo che ha condotto alla condanna di Forti. Le prove contro di lui erano deboli: mancava l’arma del delitto, non c’erano testimoni oculari, impronte digitali o prove del DNA. Inoltre, il presunto movente della truffa sull’hotel è stato respinto dalla giudice Victoria Platzer in fase istruttoria.

Bruzzone ha evidenziato che la pistola utilizzata per l’omicidio era in realtà di proprietà di Thomas Knott, un truffatore tedesco che viveva nello stesso palazzo di Forti. Le prove raccolte indicano che Knott potrebbe essere stato coinvolto nella messa in scena del crimine per incriminare Forti.

Altre prove presentate dall’accusa, come la scheda telefonica rinvenuta accanto al corpo di Pike, sono risultate poco convincenti. Le chiamate effettuate con quella scheda sono state fatte mentre Pike era ancora in aeroporto, dimostrando che qualcun altro era a conoscenza dell’appuntamento tra lui e Forti.

La lotta per l’innocenza di Chico Forti è stata lunga e difficile, ma finalmente ha portato alla sua liberazione. Ora, il focus è sulla ricostruzione della sua vita e sulla ricerca della verità su quello che è realmente accaduto quella tragica notte.

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