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Il processo a Daniele Severi, accusato dell’omicidio e della decapitazione del fratello Franco, giunge alle battute finali a Forlì.

L’avvocato Massimiliano Pompignoli, difensore di Severi, ha concluso la sua arringa difensiva, sottolineando la mancanza di prove concrete contro il suo assistito. Pompignoli ha ripetutamente definito “suggestivi” i passaggi dell’accusa, sostenendo che la condanna all’ergastolo richiesta dalla pubblica accusa non sia basata su prove certe, ma solo su indizi.

Durante il processo, la difesa ha messo in discussione le due principali prove: i guanti trovati nell’auto di Daniele Severi e le macchie di sangue sulle sue scarpe. I guanti, intrisi del sangue di Franco, non presentano impronte digitali che possano collegarli a Daniele. Secondo Pompignoli, questo dimostra che non sono stati usati dall’imputato. Inoltre, le macchie di sangue sulle scarpe non indicano necessariamente un coinvolgimento nell’omicidio, ma solo la preesistenza di rapporti tra i fratelli.

Un altro punto sollevato dalla difesa riguarda l’assenza di polvere da sparo sui guanti e sulle scarpe di Severi, nonostante l’omicidio sia stato ipotizzato come avvenuto con un’arma da fuoco. Pompignoli ha anche sottolineato la mancanza di tracce di sangue nel vano motore della Fiat Panda e la possibilità che i guanti siano stati collocati lì successivamente dai carabinieri.

La sentenza è attesa per giovedì prossimo, ma quale che sia il verdetto, rappresenterà solo il primo round di una battaglia legale che potrebbe continuare in Appello e, eventualmente, in Cassazione.

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