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Il magistrato Lorenzo Matassa ha recentemente portato alla luce nuove riflessioni sul caso di Chico Forti, l’ex surfista italiano condannato all’ergastolo negli Stati Uniti per l’omicidio di Dale Pike nel 1998.

Nonostante la condanna, Matassa, nel suo libro “Chi ha incastrato Chico Forti?”, esplora le incongruenze e i dubbi che hanno circondato il processo.

Secondo il magistrato, non esistevano prove dirette contro Forti, e sul luogo del delitto erano presenti elementi che suggerivano scenari alternativi. L’ipotesi di un movente legato alla vendita del Pike’s Hotel di Ibiza tra Forti e il padre della vittima, Tony Pike, è stata messa in discussione, considerando la mancanza di prove concrete di una truffa.

Matassa ha sollevato dubbi anche sulla presenza e sul ruolo di altri individui, tra cui Thomas Knott, un personaggio controverso e sospettato di aver avuto un ruolo nell’omicidio. Inoltre, la presunta connessione tra il caso di Forti e il documentario sul suicidio del presunto assassino di Gianni Versace, Andrew Cunanan, aggiunge ulteriori sfumature al dibattito, sebbene non sia stata formalmente presentata in tribunale.

Il magistrato evidenzia che, nella sentenza americana, il vasto spettro del “ragionevole dubbio” sembra non essere stato adeguatamente considerato, lanciando un appello per una maggiore riflessione sulla pratica della giustizia e sulla ricerca della verità.

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