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Il sistema di dighe mobili Mose, pensato come baluardo contro l’innalzamento del livello del mare, si trova ad affrontare una sfida crescente.

Stando a un recente studio dell’Università Ca’ Foscari, mentre i benefici sono indiscutibili, la sostenibilità del Mose nel lungo termine è messa in discussione dall’aumento delle maree e delle necessarie chiusure.

Il Mose, che ha potuto proteggere Venezia dagli allagamenti fino a oggi, rischia di diventare inutilizzabile già prima della fine del secolo. I modelli predittivi suggeriscono che tra il 2060 e il 2070, l’intensificarsi del cambiamento climatico potrebbe rendere praticamente costante l’uso delle dighe, rendendo insostenibile l’impatto ambientale e economico del loro funzionamento.

La ricerca di Ca’ Foscari non solo evidenzia la crescente frequenza delle chiusure, che potrebbero raggiungere i 50 giorni consecutivi ogni anno nell’ultimo quarto del secolo, ma mette in luce anche l’urgenza di esplorare alternative. Tra le proposte, vi è l’incremento dell’altezza delle rive cittadine e tecniche innovative come l’iniezione di acqua marina nel sottosuolo per contrastare la subsidenza della città, un fenomeno che vede Venezia affondare di 3-4 millimetri all’anno.

Parallelamente, il dibattito si estende alle possibili “soluzioni estreme” quali la creazione di barriere fisse che separino completamente la laguna dal mare, un’idea che potrebbe alterare irrimediabilmente l’ecosistema lagunare. Per preservarne le caratteristiche, si considera l’implementazione di un sistema di chiuse, pompe e dighe che mantenere la necessaria salinità e flusso delle acque.

Oltre a queste proposte ingegneristiche, c’è una forte raccomandazione da parte degli esperti per un impegno rinnovato nella lotta al cambiamento climatico, essenziale per limitare gli effetti più distruttivi sull’ambiente lagunare e su Venezia stessa.

La situazione urge una risposta concertata e proattica, che possa coniugare la necessità di proteggere una delle città più iconiche del mondo con quella di preservare il suo unico ambiente naturale.

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