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Il figlio, del tutto estraneo ad ambienti criminali, fu ucciso e sciolto nell’acido “per errore”.  Alla vigilia dell’udienza preliminare i due assassini, entrambi legati a un clan della camorra, hanno proposto un risarcimento, che però i genitori – riferiscono Il Mattino e Repubblica Napoli – hanno rifiutato: sarà il giudice a decidere.

Giulio Giaccio, 26 anni, fu ucciso il 30 luglio 2000 a Pianura, un quartiere della periferia occidentale di Napoli, vittima di uno scambio di persona.

I due uomini arrestati per l’omicidio, Salvatore Cammarota e Carlo Nappi, già condannati in passato per associazione camorristica e legati al clan Polverino, hanno fatto pervenire ai genitori una offerta di risarcimento del danno. Nappi ha offerto 30 mila euro, Cammarota altri 30mila, più alcuni immobili del valore stimato di 120mila euro. Si tratta, sostengono, del “massimo sforzo economico” che possono sostenere. I familiari della vittima innocente di camorra hanno però respinto l’offerta al mittente: “Confidiamo esclusivamente nelle determinazioni dell’autorità giudiziaria. Chiediamo giustizia per chi ha spento il sorriso di Giulio”, hanno detto. Domani l’udienza preliminare davanti al gup di Napoli Valentina Giovanniello.

“Non c’è prezzo per ripagare la vita di Giulio: dopo 23 anni, l’unica cosa in cui la famiglia crede è la Giustizia, alla quale si sono affidati”. Lo sottolinea l’avvocato Alessandro Motta, legale della famiglia Giaccio, alla vigilia della prima udienza del processo sull’omicidio di Giulio Giaccio. “La famiglia – prosegue l’avvocato Motta – chiede la pena più severa per i protagonisti di questo orrendo delitto, soprattutto perché non ha neppure una reliquia su cui piangere”.

ansa

 

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